L’ALA è un acido grasso essenziale, non sintetizzabile dall’organismo umano e introducibile soltanto per via esogena, mediante l’alimentazione. È un prodotto sicuro, privo di effetti collaterali e di interazioni farmacologiche; per questo motivo, può essere somministrato in tutte le categorie di pazienti, anche in quelli considerati fragili (bambini, adolescenti, donne in gravidanza ed in allattamento, pazienti anziani e politrattati). Interviene direttamente nella cascata antinfiammatoria, ma in che modo? Agisce inibendo tutte le molecole pro-infiammatorie, quali citochine e chemochine (IL-6, MAC-3 e VCAM-1), riducendo così il rischio anche di malattie cardiovascolari. L’EFSA nel 2009 ha approvato un claim a tal proposito: l’ALA contribuisce a mantenere i normali livelli di colesterolo nel sangue (EFSA Journal 2009; 7(9):1252). Tramite questa affermazione, si conferisce all’acido alfa-linolenico l’effetto ipocolesterolemizzante. A differenza di EPA e DHA, l’ALA ha una buona compliance, poiché gli integratori a base di questo attivo non provocano reflusso e non hanno retrogusto. Un ultimo aspetto, ma non meno importante degli altri, riguarda l’ecosostenibilità ambientale: oggigiorno, purtroppo, l’ecosistema marino è sempre più inquinato da metalli pesanti come piombo, cadmio, mercurio e cromo. Inevitabilmente, soprattutto nelle aree portuali, le specie marine che vi “sostano” ingeriscono queste sostanze dannose, che finiscono poi negli integratori a base di omega-3 di origine animale che vengono consumati a scopo preventivo. Data l’origine vegetale, è abbastanza immediato comprendere come si bypassi il problema della contaminazione da metalli pesanti e si stia andando sempre più rapidamente nella direzione di una medicina “green”, sostenibile per l’ambiente.
Quali sono, quindi, le differenze tra ALA, EPA e DHA?