La percentuale di morti premature da CVD varia dal 4% nei paesi ad alto reddito (HIC, High Income Countries) al 42% nei paesi a medio-basso reddito (LMIC, Low and Middle Income Countries), determinando crescenti disuguaglianze nell’insorgenza e negli esiti delle CVD tra paesi e popolazioni. Infatti, la prevalenza dei fattori di rischio cardio-cerebrovascolare risulta maggiore nelle persone con livello di istruzione più basso, rispetto a quelle con livello di istruzione più elevato. Inoltre, i tassi di prevalenza di mortalità̀ per CVD variano notevolmente in funzione dell’area geografica considerata: sono maggiori nell’Europa dell’Est e in Asia, inferiori nell’Europa della zona mediterranea, soprattutto in Francia, Spagna e Italia.
Analizzando la specificità di genere, emergono dati interessanti nell’ambito del progetto CUORE, che ha previsto l’arruolamento di 21.000 uomini e donne con età compresa tra i 35 e i 74 anni, riguardo la prevalenza (intesa come frequenza di una malattia all’interno di una popolazione): l’infarto del miocardio colpisce in modo maggiore gli uomini (2,7%) rispetto alle donne (0,6%) ma l’angina pectoris, al contrario, vede una prevalenza superiore nelle donne (4,6%), rispetto agli uomini (3,4%). La letalità dell’evento è elevata in entrambi i casi, 32% negli uomini e 35% nelle donne, e cresce in modo importante con l’avanzare dell’età.
In Italia, si assiste ad un trend di diminuzione delle ospedalizzazioni per eventi cerebrovascolari negli ultimi anni, che si attestava intorno al 15% tra il 2011 e il 2016.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo aver osservato che la maggior parte dei decessi dovuti a malattie croniche non trasmissibili sono premature e potrebbero essere limitate in quanto legate a fattori di rischio comuni e modificabili, ha deciso di adottare il piano di azione OMS globale per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili 2013-2020.
Affinché ciò sia possibile, le strategie messe in atto devono comprendere il contrasto al tabagismo, la riduzione del consumo di sale nell’alimentazione, l’aumento dell’attività fisica, l’individuazione e il trattamento precoce di persone ad alto rischio e l’irrobustimento dell’assistenza primaria.
Il sesto obiettivo del Piano di azione globale per le MNT (malattie non trasmissibili) riguarda la riduzione del 25% della prevalenza dell’aumento della pressione sanguigna, che è il principale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. La prevalenza dell’aumento della pressione sanguigna (definita superiore o uguale a 140/90 mmHg) negli adulti con età maggiore di 18 anni, era del 20,1% nelle donne e del 24,1% negli uomini.
Per prevenire l’insorgenza di eventi cardiovascolari, ma soprattutto monitorare il processo aterosclerotico, è fondamentale agire attraverso la riduzione dei fattori di rischio ad esso associati.