Quali sono le classi di nutraceutici più significative?
1) Fibra: la fibra alimentare è costituita dalle parti edibili dei vegetali che non vengono digerite nell’intestino tenue e giungono integre nel crasso. Il suo effetto ipocolesterolemizzante è associato alla viscosità: le fibre formano un gel in acqua che lega gli acidi biliari nell’intestino tenue, aumentandone la loro escrezione attraverso le feci. Dal momento che il colesterolo è un componente importante della bile, l’aumentata escrezione di acidi biliari induce un maggior utilizzo di colestorolo. Maggiore è la viscosità della fibra, più elevato è il suo potenziale di ridurre il colesterolo. Studi osservazionali dimostrano che il consumo abituale di fibra è associato alla riduzione di eventi cardiovascolari. In particolare, l’integrazione dietetica con fibre quali β-glucano d’avena, psyllium, pectine, gomma guar e chitosano, riduce significativamente le concentrazioni di colesterolo LDL in soggetti sani, in pazienti ipercolesterolemici ed in quelli affetti da diabete mellito. Il potenziale ipocolesterolemizzante delle fibre va dal 4% (chitosano) al 14% (gomma guar) in relazione alle dosi utilizzate nei differenti studi.
2)Acidi grassi omega-3: gli acidi grassi a lunga catena, l’acido alfa-linolenico soprattutto, sono definiti essenziali perché l’uomo non è in grado di sintetizzarli. Esercitano effetti protettivi a livello cardiovascolare coinvolgendo diversi meccanismi. I PUFA rientrano tra i composti per i quali EFSA ha approvato l’utilizzo di claim di salute associati al profilo lipidico.
3)Riso rosso fermentato: il riso rosso fermentato (RRF) si ricava per fermentazione del lievito Monascus purpureus e contiene una sostanza chiamata Monacolina K, in grado di inibire la HMGCoA reduttasi e quindi la sintesi di colesterolo. Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia nel trattamento di pazienti con ipercolesterolemia lieve o moderata. La riduzione del colesterolo LDL va dal 22 al 32%, in base alla dose giornaliera impiegata.
4)Fitosteroli: i fitosteroli sono composti vegetali bioattivi, con una struttura chimica simile a quella del colesterolo e che sono assorbiti in modo limitato. Il meccanismo alla base del loro effetto ipocolesterolemizzante va ricondotto all’omologia strutturale con il colesterolo. Infatti, competono a livello intestinale con il colesterolo e lo sostituiscono nelle micelle limitandone l’assorbimento. Le evidenze derivate da studi di intervento randomizzati hanno mostrato una correlazione inversa tra livelli di colesterolo LDL e consumo di fitosteroli e che il loro consumo riduce le concentrazioni di colesterolo dell’8-10%, sia nei soggetti sani che in pazienti ipercolesterolemici. Va però sottolineato che un eccessivo consumo di fitosteroli può associarsi ad un deficit nell’assorbimento di vitamine liposolubili. In particolare, l’EFSA raccomanda di non eccedere la dose di 3 g/die.