Alfalife > Storie di Alfalife > Alimentazione > L’ipertrofia prostatica benigna: falsi miti sull’acido alfa-linolenico

L'ipertrofia prostatica benigna

Falsi miti sulla correlazione acido alfa-linolenico e ipertrofia prostatica benigna

L’ipertrofia o iperplasia prostatica benigna (IPB) è un disturbo caratterizzato da un aumento di volume della ghiandola prostatica, la quale comprime l’uretra, creando un’ostruzione e dando problemi e difficoltà ad urinare. Si tratta di una patologia abbastanza comune negli uomini, tanto da colpire circa l’80% dei soggetti di sesso maschile con età superiore ai 70/80 anni. È molto spesso legata al crono-invecchiamento e, per questo motivo, nella maggior parte dei casi non deve creare allarmismi e preoccupazioni, perché è una patologia benigna e reversibile, senza segni e sintomi manifesti.

Oltre all’invecchiamento, causa inevitabile e fisiologica, si dice che uno dei principali fattori scatenanti siano i cambiamenti ormonali nell’età adulta, oltre che la predisposizione genetica e la familiarità. L’IPB è riconoscibile per dei sintomi facilmente riconoscibili: difficoltà e sforzo nella minzione, senso di incompleto svuotamento della vescica, bisogno di urinare durante la notte e bruciore intenso mentre si urina.

Come si diagnostica?

Talvolta, è sufficiente una visita urologica con esplorazione rettale; si possono aggiungere ulteriori indagini, volte a dosare il PSA (antigene prostatico specifico) con un esame emato-chimico e a monitorare il flusso urinario.

Si può prevenire?

Assolutamente sì! Controlli periodici per uomini asintomatici superiori ai 50 anni d’età e al momento della comparsa dei sintomi possono essere importanti strumenti preventivi. Ancora una volta, l’alimentazione gioca un ruolo chiave: un regime alimentare di natura antinfiammatorio, ricco di frutta, verdura, povera di carne rossa, latticini, salumi, insaccati, fritti, cibi speziati e piccanti, alcol, caffeina e teina è ciò che può aiutare, unito ad un corretto livello di idratazione e ad un’intensa attività fisica.

Acido alfa-linolenico e IPB

Riguardante il binomio integrazione di ALA e IPB, ci sono molti pareri discordanti. Nonostante si sostenga fermamente che l’ALA sia associato ad un aumento del rischio di tumore alla prostata e quindi la sua integrazione è sconsigliata sia in presenza di fattori di rischio che dopo la diagnosi confermata, la letteratura scientifica sostiene altro. Studi sull’uomo e sull’animale smentiscono quanto detto precedentemente; uno studio del 2017, volto a valutare l’efficienza dell’assorbimento di ALA e indagare il suo ruolo protettivo nell’organismo, ha suggerito che l’integrazione con questo nutriente è un mezzo efficace per migliorare la quantità di PUFA buoni omega-3 nell’organismo e possiede un ruolo biologicamente efficace da svolgere contro il cancro alla prostata. Risultati analoghi sono stati ottenuti da uno studio prospettico di coorte, condotto su uomini sottoposti a screening annuale per cancro prostatico. È stato osservato che l’assunzione alimentare di ALA non era affatto associata né al rischio di tumori di basso né a quello di alto grado collocati a livello prostatico.

I dati presenti in letteratura, quindi, suggeriscono il ruolo protettivo dell’acido alfa-linolenico sull’insorgenza di patologie cancerose.