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La sindrome metabolica nel bambino: come evitarla?

Con il termine “sindrome metabolica” ci si riferisce ad un insieme di fattori di rischio che inducono allo sviluppo di malattie cardiovascolari e diabete. È ben noto come sia comunemente associata ad obesità viscerale, insulino-resistenza, ipertensione e dislipidemie (soprattutto ipercolesterolemia da LDL-C), con conseguente aumento del rischio cardiovascolare. È una condizione clinica sempre più dilagante, soprattutto in età pediatrica.

È una sindrome vera e propria, nel senso che porta al coinvolgimento dell’intero organismo. Manifestazioni come la steatosi epatica, ipovitaminosi da Vitamina D e iperuricemia sono considerate manifestazioni della sindrome stessa, la cui precoce diagnosi potrebbe spronare ad indagare l’organismo a 360°.

Perché, sempre più, i pediatri di famiglia si allarmano se compaiono i segni di complicanze metaboliche? Sicuramente perché, penso sia evidente a tutti che la presenza anche di una sola delle complicanze elencate precedentemente in un bambino di 7-8 anni o in una ragazzina in età puberale non rappresenti un buon auspicio per il futuro, non solo di quel singolo individuo, ma anche della comunità in toto, considerando le conseguenze che questo disordine può comportare a livello sociale, lavorativo e per il Sistema Sanitario Nazionale.

I danni epatici

La sindrome metabolica può essere dannosa per il fegato: la fase iniziale della steatosi epatica (NASH) è caratterizzata dalla presenza di una quantità eccessiva di grasso a livello epatico, che finisce per determinare un’infiammazione completamente reversibile, se trattata correttamente, ma che non di rado, se l’intera situazione non viene corretta, può evolvere verso quadri di fibrosi via via più significativa e, in un secondo momento, ad una vera e propria cirrosi epatica, non escludendo l’ipotesi, nel peggiore dei casi, di un epatocarcinoma.

Nei bambini con obesità o con sindrome metabolica già diagnosticata si ritrova spesso un livello ematico elevato di acido urico, associato ad un rischio maggiore di patologie cardiovascolari e renali in età adulta, poiché si ipotizza che l’acido urico favorisca la comparsa e la progressione dell’ateroma, nonché della temutissima placca aterosclerotica, responsabile dello sviluppo dell’aterosclerosi.

Sindrome metabolica e Vitamina D

Infine, un altro fattore di rischio veramente molto temuto è l’ipovitaminosi da Vitamina D; nei bambini con problemi di sovrappeso si riscontrano, quasi costantemente, una carenza di questo micronutriente, un po’ dovuto al suo sequestro a livello del tessuto adiposo (essendo liposolubile, si scioglie nei grassi) ed un po’ dovuto all’effetto di alcune sostanze infiammatorie prodotte dallo stesso tessuto grasso che interferiscono sulla sintesi della Vitamina D. È necessario, quindi, in soggetti con sovrappeso o obesità conclamata, integrare correttamente la Vitamina D, secondo i VNR raccomandati, al fine di evitare danni quali l’ipertensione, diabete mellito, infarto o malattie cardiovascolari che potrebbero svilupparsi in età più avanzata.