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Il profilo degli acidi grassi può essere un indicatore di fertilità?

Secondo dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in Italia, sono presenti 240 centri di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita), con quasi 90.000 coppie sottoposte a tecniche di fecondazione assistita e 16.625 nuove nascite attraverso questo percorso. È ormai noto che è sempre in crescita il problema della fertilità di coppia ed è sempre in aumento il numero di centri di riferimento.

Riproduttività e alimentazione: cosa sapere?

La funzione riproduttiva può essere influenzata da notevoli aspetti, da quello psicologico a quello legato alla sindrome metabolica, sovrappeso ed obesità. La dieta che va per la maggiore nella nostra nazione, oltre a quella Mediterranea, è sicuramente la Western Diet, avvicinandosi sempre più ad un eccessivo introito di grassi idrogenati, acidi grassi saturi (SFA), sale e acidi grassi trans che possono negativamente influenzare la fertilità femminile. Si deduce, quindi, che l’alimentazione è strettamente collegata al tasso di riproduttività.

Profilo degli acidi grassi e fertilità

È stato condotto uno studio di coorte su 494 donne italiane sottoposte a tecniche di riproduzione assistita e si è osservato che un elevato apporto di SFA è correlato con una minore probabilità di gravidanza e, quindi, con un esito nefasto della tecnica di PMA.

Sono stati prelevati campioni di sangue ed è stato analizzato il profilo degli acidi grassi. Le analisi hanno mostrato risultati significativi: gli ovociti di buona qualità sono stati individuati in donne che avevano un elevato livello di acidi grassi polinsaturi (PUFAs) omega-3, di acido alfa-linolenico (ALA) e di un buon equilibrio tra omega-6 (acido arachidonico) e omega-3 (DHA).

Il ruolo dell’acido alfa-linolenico

Un aspetto decisamente positivo riguarda l’assunzione di acido alfa-linolenico, precursore della serie omega-3. Se somministrato in gravidanza, ha un ruolo significativamente positivo nel migliorare la morfologia dell’embrione e la sintesi dell’ormone steroideo follicolare. Un altro studio ha mostrato che un’assunzione elevata di ALA è associata ad un tasso di fertilità più elevato e che donne con rapporti di omega-6/omega-3 elevati hanno una maggiore probabilità di gravidanza clinica e di parto vivo rispetto a coloro che hanno livelli ematici di LA/ALA più bassi.

Gli studi presentati e i dati di letteratura, quindi, dimostrano che gli acidi grassi sono presumibilmente dei buoni indicatori di fertilità, soprattutto femminile. Sicuramente questo aspetto dovrà essere ulteriormente approfondito in futuro, ma ci sono buoni presupposti da cui partire.